Donne e Pensiero Politico (DoPP)

Elisabeth Fox Genovese e il femminismo scettico. Video-lezione di Spartaco Pupo

Questa settimana DoPP resta nel mondo di lingua e cultura inglese, ma dall’Inghilterra di metà Ottocento si sposta agli Stati Uniti dei giorni nostri. La trentottesima video-lezione è infatti affidata a Spartaco Pupo, docente di storia delle dottrine politiche presso l’Università della Calabria, il quale, dopo essersi già occupato della filosofa politica francese Chantal Delsol, prende ora in esame la controversa figura di Elisabeth Fox Genovese (1941-2007). Contestualizzabile nel quadro del vivace dibattito che animò il femminismo americano degli anni Ottanta e Novanta, l’itinerario intellettuale di Elisabeth Fox Genovese è segnato a fondo dal passaggio da posizioni riconducibili al marxismo della New Left a posizioni più segnatamente orientate in senso scettico. Al centro degli interessi di Elisabeth Fox Genovese, fondatrice presso la Emory University di Atlanta di uno dei primi Institute for Women Studies, stanno soprattutto le “donne del Sud”, cui non a caso dedica uno dei suoi lavori più importanti, “Within The Plantation Household. Black and White Women of the Old South” (1988). È però soprattutto a cavallo degli anni Ottanta e Novanta che, come anticipato, prende avvio la sua emancipazione dal femminismo ortodosso, cui rimprovera di condurre una vera e propria guerra d’odio preconcetta nei confronti del genere maschile e in pari tempo di contribuire all’erosione della fiducia verso le istituzioni ereditate, prima tra tutte quella familiare. Accompagnata dalla sua conversione al cattolicesimo, la rottura con gli ambienti radical del femminismo accademico si traduce infine in “Feminism without Illusions” (1991), tra le pagine del quale non esita a sferrare un duro attacco nei confronti di ogni pretesa di radicale trasformazione dei rapporti tra i sessi e delle istituzioni vigenti.

 

Harriet Taylor tra femminismo liberale e suffragismo. Video-lezione di Maria Laura Lanzillo

Con la sua trentasettesima video-lezione DoPP si sposta dalla Francia della Comune di Parigi e di Louise Michel al Regno Unito di Robert Peel (1788-1850) e John Russell (18792-1878) e, per questa via, prende in esame una delle più autorevoli figure del femminismo liberale, Harriet Taylor (1807- 1858). Nonostante l’importanza – e, come si vedrà, l’attualità – della sua riflessione, Harriet Taylor resta tuttora una figura poco nota, soprattutto perché oscurata dalla fama del marito, il ben più celebre filosofo liberale John Stuart Mill (1806-1873). A tale proposito va infatti ricordato che la sua opera maggiore, “La liberazione delle donne”, fu inizialmente pubblicata a firma di John Stuart Mill. Solo nel 1858 questi riconobbe che l’autrice fosse invero la moglie, la cui influenza era stata decisiva anche in altri suoi scritti, da “La libertà” (1859) sino a “La soggezione delle donne” (1869). Ma quale è il nodo centrale della riflessione di Harriet Taylor? È questa la domanda cui risponde con estrema efficacia Maria Laura Lanzillo, docente di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna, mettendo anzitutto in risalto come, a partire dalla denuncia della segregazione familiare e pubblica cui erano costrette le donne dell’epoca, Harriet Taylor intendesse aspirare alla totale liberazione delle energie femminili, secondo la prospettiva tipica dell’illuminismo radicale. Sta dunque nella questione della piena rivendicazione dei diritti la straordinaria attualità della riflessione di Taylor, agli occhi della quale affrontare la cosiddetta “questione femminile” equivaleva a mettere in discussione l’intera teoria dei diritti e a interrogarsi sui concetti di essere umano e di umanità, nonché sul rapporto problematico tra genere e diritto.



Louise Michel, l'apostola incendiaria. Video-lezione di  Andrea Sacchetti

Con la sua trentaseiesima video-lezione DoPP prende in esame una figura iconica dell’anarchismo francese, Louise Michel (1830- 1905), il cui nome ha ancora di recente ispirato uno street artist di fama internazionale come Banksy. A occuparsi in maniera particolarmente brillante del suo profilo intellettuale è Andrea Sacchetti, che del pensiero politico di Louise Michel mette anzitutto in risalto l’ardore libertario destinato ad assumere i tratti di un vero e proprio apostolato rivoluzionario. Apprezzata da autorevoli esponenti del mondo letterario francese come Victor Hugo (1802- 1885) e Paul Verlaine (1844-1896), Louise Michel nasce da una relazione illegittima tra Laurent Demahis, notabile del castello di Vroncourt-la-Côte, e la domestica Marianne Michel e si dedica sin da giovane all’attività di insegnante, facendosi promotrice di iniziative molto avanzate per l’epoca, tra cui la creazione di scuole professionali e orfanotrofi gestiti da personale laico. Fermamente ostile al regime bonapartista, acquisisce infine fama di pétroleuse durante la Comune di Parigi (1871). Deportata in Nuova Caledonia nel 1873, solidarizza con la popolazione indigena dei canachi, dei cui diritti si fa convinta portavoce. Rientrata in Francia nel 1880, riprende la sua militanza politica, partecipando tra l’altro al Congresso londinese dell’Internazionale anarchica, presieduto da Kropotkin. Richiamandosi allo studioso George Woodcock, Andrea Sacchetti riesce dunque in un’impresa tutt’altro che semplice, perché, attraverso la ricostruzione della vicenda biografica di Louise Michel, ne cattura con efficacia il pensiero politico.

Marie d'Agoult (1805-1876) fra liberalismo e rivoluzione. Video-lezione di  Fiorenza Taricone

Dopo le ultime due video-lezioni, rispettivamente dedicate a Marion Dönhoff e a Martha Nussbaum, “Donne e Pensiero Politico” torna a concentrarsi su una figura femminile francese del periodo compreso tra la Restaurazione e gli anni Sessanta dell’Ottocento. Protagonista della trentacinquesima video-lezione di DoPP è infatti Marie Catherine viscontessa di Flavigny, più nota con il suo nome da coniugata, Marie d’Agoult, e con lo pseudonimo da lei stessa scelto di Daniel Stern (1805-1876). Di origine tedesca per parte di madre, Marie d’Agoult è una tipica figura di confine, destinata, per sua stessa ammissione, a sentirsi straniera tanto in Germania quanto in Francia. Dopo aver contratto un matrimonio di convenienza, si unisce quindi al compositore Franz Liszt, in compagnia del quale compie innumerevoli viaggi lungo l’intera Europa. Animatrice di importanti salotti politici e culturali, entra in contatto con autorevoli figure politiche del suo tempo, da Giuseppe Mazzini a Moses Hess. Accostabile per certi aspetti a Tocqueville, fu promotrice di un liberalismo democratico non del tutto alieno da istanze repubblicane e protofemministe. Fu autrice di opere particolarmente significative sul piano politico, tra cui lo “Essai sur la liberté” (1846), le “Lettres républicaines” (1848) e la “Histoire de la Révolution de 1848” (1862). A incaricarsi della ricostruzione del suo complesso itinerario biografico e intellettuale è Fiorenza Taricone, docente di storia del pensiero politico presso l’Università di Cassino.

La fioritura delle capacità. Martha Nussbaum tra umanesimo e liberalismo. Video-lezione di Mattia Baglieri

Con la trentaquattresima video-lezione, “Donne e Pensiero Politico” torna alla più stretta attualità e si occupa di una delle filosofe politiche contemporanee più apprezzate sia all’interno sia all’esterno degli ambienti accademici, la statunitense Martha Nussbaum (1947-). Originaria di New York, Nussbaum intraprende la sua carriera di studiosa occupandosi di letteratura classica greca e latina e, a partire dagli anni Novanta, stringe un sodalizio intellettuale molto intenso con l’economista indiano Amartya Sen (1933-), sotto l’influenza del quale, sviluppa un interesse particolare nei confronti del tema dei diritti e dello “svantaggio”. Insieme a quest’ultimo pubblica nel 1993 il volume “The Quality of Life” e, sempre negli anni Novanta, inizia a indagare, secondo una prospettiva aristotelica, i prerequisiti che rendono possibile una vita eticamente buona e, per questa via, a interrogarsi, attraverso il concetto di “capabilities”, sui meccanismi di conversione delle risorse in opportunità concretamente esigibili dai singoli individui. Da qui, ad esempio, la sua proposta di introdurre, accanto allo “Human Development Index” teorizzato da Amartya Sen, la “Gender Empowerment Measure”, tramite cui studiare la partecipazione delle donne alla vita politica ed economica internazionale. A presentarne la figura e l’opera è Mattia Baglieri, dottore di ricerca del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna e attualmente Senior Consultant presso l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (INVALSI).



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