Le tre sepolture
Proiezione del film
17 luglio 2019 ore 21.30
Polo del '900, Cortile San Daniele, via del Carmine 14, Torino
All'interno della rassegna cinematografica Muri visibili e muri invisibili, proiezione del film Le tre sepolture di Tommy Lee Jones (Francia, 2005, 120').
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
Il film
Titolo originale: The Three Burials of Melquiades Estrada
Sceneggiatura: Guillermo Arriaga
Fotografia: Chris Menges
Musica: Marco Beltrami
Scenografia: Merideth Boswell
Costumi: Kathleen Kiatta
Montaggio: Roberto Silvi
Casting: Jeanne McCarthy, texas Casting Jo Edna Boldin, Mexico Casting: Manuel Teil
Interpreti: Tommy Lee Jones, Barry Pepper, Julio César Cedillo, Dwight Yoakam, January Jones, Melissa Leo, Levon Helm, Mel Rodriguez, Cecilia Suàrez, Ignacio Guadalupe, Vanessa Bauche,
Produzione: Micael Fitzgerald, Luc Besson, Pierre-Angel Le Pogam, Tommy Lee Jones
Distribuzione in Italia: 01Distribution (2006)
Premio miglior attore protagonista e Premio miglior sceneggiatura – 58mo Festival di Cannes
Prima, seconda, terza. Tre sepolture per Melquiades Estrada, ucciso da un colpo d’arma da fuoco. Ha a che fare con droga, contrabbando o roba del genere? No, Melquiades no. É arrivato in Texas con un cavallo per cercare lavoro e lo trova dal cowboy Pete. É arrivato anche il giovane Mike, poliziotto di frontiera, in cerca di realizzazione e che durante il servizio spaventato da alcuni colpi, risponde al fuoco. Le autorità locali seppelliscono il corpo di Melquiades, ma Pete ha una promessa da mantenere, fatta all’amato amico. Costringe così Mike a seguirlo e a iniziare un viaggio che sarà faticoso e doloroso per entrambi, ma necessario per seppellire l’amico in Messico.
É il mio primo film epico, ma non ha dimensioni di grandiosità.
Volevo mettere a confronto le diverse angolazioni di una realtà vista dalle due sponde del fiume.
Tommy Lee Jones
Migliaia di messicani sono morti attraversando il confine. Il sistema economico americano sarebbe al collasso senza i lavoratori messicani.
Guillermo Arriaga
Le tre sepolture è racconto nostalgico sulla nuova frontiera che si apre a Sud della superpotenza statunitense. Linea immaginaria che si valica materialmente e mentalmente al contrario nell’opera prima di Tommy Lee Jones. Perché Pete obbliga Mike a seguirlo verso il fantomatico paese di Jimenez, luogo natale dove seppellire per la terza volta Melquiades. Stavolta le guardie di frontiera perderanno di vista chi entra, per inseguire chi esce e fugge irregolarmente verso Sud. Paradosso geografico, che ha parecchio di politico nel sottotesto e che si richiama alla figura del loser dal viso scavato dalle rughe e dal tempo un po' alla Eastwood, il film di Jones propone due ore di on the road desertico e naturalistico, concentrandosi sui caratteri e sulla storia e dimenticando quasi del tutto la visione.
Davide Turrini, Cinematografo.it
Il suo primo film da regista, 'Le tre sepolture di Melquiades Estrada', è tutto meno che commerciale. (...) 'Le tre sepolture di Melquiades Estrada' ha molti difetti - tra i quali un eccesso di umorismo macabro - ma ha due o tre pregi che lo rendono apprezzabile: il senso dolente dell'amicizia, la bella interpretazione di Jones nel ruolo di Perkins e un vigoroso afflato filo-messicano che farà arrabbiare qualche gringo: magari anche il presidente Bush, che abita poco più a nord di Melquiades.
Alberto Crespi, 'L'Unità', 21 maggio 2005
Davvero eccellente 'Le tre sepolture', che segna l’esordio nella regia dell'attore sessantenne Tommy Lee Jones apprezzato da anni per la grinta e la versatilità. Girato sul confine tra Usa e Messico, il film dall’intonazione cupa e nichilistica richiama uno dei capolavori misconosciuti di Sam Peckinpah, 'Voglio la testa di García'; ma nello stesso tempo sottolinea la capacità del neo-autore di riscattare nel suo peculiare stile il misero identikit degli esseri umani sparpagliati in una landa selvaggia, polverosa e sassosa. (...) Il folle scopo di seppellire la vittima in Messico, laddove aveva desiderato tornare in pensione, diventa, così, la stralunata metafora di un viaggio alla ricerca di se stessi: lo sbirro bianco imparerà il rispetto per i latinos, il ranchero darà una dimostrazione d'amicizia pressoché sovrumana e il morto troverà forse pace nella beffarda epifania dei suoi ingenui sogni. Il nucleo paradossale dei fatti, l’incombere di uno stupefacente paesaggio e la scabra verità dei dialoghi si fondono, così, in un'indimenticabile ballata neo-western.
Valerio Caprara, 'Il Mattino', 11 febbraio 2006
Il progetto
La proiezione si colloca nell'ambito del progetto integrato del Polo del '900 Berlino 89. Muri di ieri e Muri di oggi coordinato dall'Istituto Salvemini in collaborazione con Goethe Institut, Fondazione Nocentini, ANCR e Unione culturale.