Due atti di dissenso
"La firma" di Václav Havel e "L'attestato" di Pavel Kohout
Una produzione Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini in collaborazione con Doppeltraum Teatro
Martedì 14 maggio, ore 21.00
TEATRO ASTRA - Via Rosolino Pilo 6, Torino
Nell'ambito delle celebrazioni del trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, l' Istituto Salvemini - Torino, in collaborazione con Doppeltraum Teatro presenta:
DUE ATTI DI DISSENSO //
"La firma" di Václav Havel e "L'attestato" di Pavel Kohout
regia di Chiara Bosco e Federico Palumeri
con Chiara Bosco / Luana Carrington Doni / Maurizio Fò / Federico Palumeri / Cristina Renda / Flavio Vigna
BIGLIETTI E PRENOTAZIONI:
Intero 10 €
offerta scuole 5 € a studente
omaggio per insegnanti accompagnatori
Prenotazioni disponibili a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Lo spettacolo
Due atti unici, uno stesso tema: il dissidente, il mondo che lo circonda, i conflitti morali della Cecoslovacchia dopo la Primavera di Praga. Due atti unici delle più famose voci della drammaturgia contemporanea cecoslovacca: Václav Havel e Pavel Kohout. Due ritratti che ci restituiscono una società intimorita e "normalizzata", che rifiuta i dissidenti poiché ne avverte la distanza morale che li separa da coloro che alla scelta hanno preferito il compromesso. Due atti che ci interrogano sul ruolo dell'artista e dell'intellettuale, sulle sue responsabilità civili di fronte alle ingiustizie.
LA FIRMA / VÁCLAV HAVEL
Testo lucido e lineare, “La firma” vede un dialogo soffocante e carico di allusioni tra due mondi differenti: da un lato la figura dell’intellettuale che ha abbandonato la militanza politica in favore di una vita agiata caratterizzata dal costante compromesso con i poteri forti, e dall’altra lo scrittore che ha pagato la propria integrità morale con il carcere e l’alienazione dal mondo dal teatro. Non c’è più Praga, la sua Primavera, il regime sovietico: c’è un grigiore diffuso, uno smarrimento morale e culturale di struggente attualità; un mondo di compromessi, di sottili perfidie della sorte, un muro di gomma che assorbe qualsiasi tentativo di resistenza culturale e che quasi schernisce l’agire di chi, nonostante le repressioni, racconta una storia diversa.
L'ATTESTATO / Pavel Kohout
Ne “L’attestato” l'atmosfera cambia solo apparentemente. Il protagonista del primo atto unico torna, ma questa volta in un ufficio pubblico di registrazione di animali domestici popolato da impiegati integrati in un sistema di gerarchie quasi comiche: maschere di una società intimorita dalle conseguenze del minimo gesto di trasgressione delle regole. Come nei migliori testi di teatro dell'assurdo, motore dell'azione è il cane del protagonista, che non si vede mai, ma che gode di maggiore attenzione di quella riservata al suo proprietario. Il microcosmo dell'ufficio diventa specchio della diffidenza della società nei confronti del dissidente, della paura, della “mansuetudine del popolo ceco” che sembra incapace di uscire dall'impasse di una burocrazia alienata. Il solo modo di salvarsi, suggerisce Kohout, è affidarsi alle giovani generazioni (incarnate nella giovane “raccomandata”), più libere e inconsapevoli e, forse per questo, più trasgressive.
Più collocato storicamente nella Cecoslovacchia degli anni Settanta, il testo di Kohout è una commedia capace di divertire con amarezza, risolvendosi inevitabilmente in un “nulla di fatto”, risvolto tragicomico dell'immobilismo dell'atto di Havel.
Gli spettacoli sono parte del progetto integrato del Polo del '900 Berlino 89. Muri di ieri muri di oggi coordinato dall'istituto Salvemini.